Questo sito utilizza cookie al fine di migliorare la navigazione. Per maggiori informazioni leggi il regolamento sulla privacy. Per accettare CHIUDI e continua a navigare.
ISIS M. Buonarroti - Via G. Matteotti 8, 34074 Monfalcone (GO)

La lettera di Annachiara Fontana al Ministro

La studentessa ha scritto al Ministro per chiedere esami di Stato in presenza

Egregia Ministra,

Sono una studentessa qualsiasi tra le tante che già le avranno scritto esternando le mille preoccupazioni che in questo periodo stanno attraversando la mente di tutti noi problematici maturandi. 

Vorrei partire dal presupposto che siamo consapevoli di quanto sia difficile gestire una situazione del genere, che sta modificando radicalmente la nostra vita e causando non pochi problemi in tutti i settori: dall’economia, alla politica, alla salute ed inevitabilmente anche all’istruzione (che in questo momento è quello che a noi tocca più da vicino). Penso che nessuno si sarebbe mai immaginato che quei primi giorni a casa da scuola che sembravano quasi un regalo, si sarebbero trasformati in una condanna, una reclusione in un carcere d’oro. Non potevamo sapere che noi tra i banchi di scuola non ci saremmo più tornati, né quanto (con il senno di poi) li avremmo rimpianti. Ovviamente sapevamo che prima o poi ci sarebbe stata una fine, ma sicuramente questo non è il finale in grande stile che ci saremmo aspettati. Pensavamo di avere ancora tempo per goderci gli ultimi mesi della nostra ingenua adolescenza da studenti. A volte mi sento egoista e profondamente ipocrita a lamentarmi e rimpiangere quello che abbiamo perso quando alla televisione sento di nipoti che devono dire addio ai propri nonni attraverso una videochiamata, a medici ed infermieri che si portano a casa i segni delle mascherine e scoppiano a piangere alla fine di turni infiniti, quando sento di madri e padri che spariscono e di fosse comuni improvvisate. 

Per questo noi maturandi tendiamo a disperarci nel nostro piccolo, guardando con nostalgia e rimpianto a ricordi che non vivremo mai, cercando di essere grati per quello che abbiamo e già abbiamo avuto. Anche se a volte è difficile pensare a come l’immagine di una maturità costruita in cinque anni di aspettative, obiettivi e progetti, sia sfumata completamente nel giro di due settimane. 

Perché la maturità per noi non era solo l’esame, ma era la fine di un percorso e di uno stile di vita che ci aveva visto crescere: è per questo che, nel bene e nel male, la maturità è un momento che nessuno mai dimentica, che sia tra pianti, risate, rimorsi, delusioni o soddisfazioni.  Noi sicuramente la nostra maturità ce la ricorderemo per sempre, anche se non nel modo in cui avremmo voluto. Non vivremo l’ultima campanella, l’ultima ansia da interrogazione, l’ultima merenda tra quelle orribili pareti gialle, le ultime sgridate, le risate con i compagni, gli scherzi, i regali, gli addii, l’ultima canzone, l’ultimo ballo, l’ultimo viaggio.

 E tra tutto, il pensiero che tutto questo verrà ridotto ad un vuoto ed insensato colloquio online, è ancora più demoralizzante. Non posso pensare di dover sostenere un esame del genere (il cui risultato a molti potrebbe pregiudicare scelte di vita futura) dalla scrivania della camera in cui sono confinata da quasi due mesi, pregando che la connessione quel giorno sia abbastanza veloce da permettermi di non parlare a scatti, tra voci e domande che si sovrappongono e le sfocate facce sullo schermo che saltano e si bloccano in continuazione. Perché la maturità non è questo e mai lo sarà. 

Quello di cui noi studenti abbiamo bisogno è purtroppo anche ciò che in questo momento è più difficile da garantire: certezze. Non abbiamo bisogno di sentirci dire che dobbiamo farci forza e coraggio e di continuare a studiare come se non stesse succedendo niente intorno a noi e tutto fosse normale, perché non lo è. La verità è che è difficile concentrarsi su un obiettivo, quando questo continua a cambiare ogni due giorni, mutando nella forma, nella modalità, nella quantità, negli argomenti, nelle materie e nelle valutazioni. 

Quello di cui abbiamo bisogno è una decisione, perché siamo stufi di sentirci dire che andrà tutto bene, senza sapere cosa possiamo per far sì che questo accada. 

Da questo momento in poi, ora più che mai, la nostra vita sarà un grosso punto interrogativo e il nostro futuro sarà fatto di cambiamenti ed incertezze tra la scelta dell’università, la preoccupazione del lavoro, l’instabilità dell’Italia e dell’Europa. Quindi nonostante la grossa nube di incertezza e spaesamento in cui tutto il mondo si ritrova avvolto, voglio avere almeno la possibilità di concentrarmi su qualcosa di sicuro ed afferrabile. 

Voglio avere la certezza di svegliarmi quel giorno, di dovermi preparare per varcare per l’ultima volta i cancelli della mia scuola e sentire quel brivido di adrenalina e nostalgia su cui hanno scritto canzoni e fatto film. Voglio potermi sedere e guardare in faccia i professori che mi hanno vista ed aiutata a crescere per cinque anni e avere un momento in cui posso mettermi in gioco e concentrarmi per davvero su questa sofferta matura; senza dovermi preoccupare delle cuffiette gracchianti, delle distrazioni, interferenze, rumori e urla di sottofondo. Uno schermo non potrà mai sostituire tutto questo. 

Quindi, se la decisione sarà quella di chiamarci a sostenere il nostro tanto temuto e atteso esame orale, spero che questo avvenga in presenza, per restituirgli almeno in parte il senso che per generazioni di studenti ha sempre avuto.

La ringrazio per l’attenzione.

Cordiali Saluti,

Annachiara Fontana

Classe VBLL, Liceo Linguistico M. Buonarroti